Un team di scienziati giapponese dell’Università di Osaka ha sviluppato un robot in gradi di provare dolore. Il robot è programmato per provare un sussulto quando gli viene applicata una lieve scarica elettrica sulla pelle allo scopo di insegnare l’empatia all’intelligenza artificiale che gestisce il robot.
Il robot ha il volto di un bambino piccolo e può creare espressioni facciali dall’aspetto realistico, rispondendo agli impulsi sorridendo, aggrottando le sopracciglia e facendo smorfie.
Il sistema che gestisce il dolore è stato chiamato dal team coun una parola italiana: “Affetto”.
Per ottenere le varie espressioni i ricercatori hanno identificato 116 diversi punti del viso e analizzato i meccanismi necessari per creare espressioni uniche e distintive. tra cui quella di elaborare il dolore allo sopo di implementare la capacità di provare empatia e moralità.
Il professore Minoru Asada, scienziato a capo del progetto ha dichiarato:
in Giappone crediamo che tutti gli oggetti inanimati abbiano un’anima, quindi un robot non è diverso da un essere umano in questo senso – ci sono meno confini tra umani e oggetti.
Il progetto che stanno portando avanti ha lo scopo di codificare i sensori del dolore nelle macchine in modo che i robot del futuro possano sviluppare empatia con la sofferenza umana e che possano agire come compagni più compassionevoli nei confronti dell’uomo.
In Giappone la popolazione sta sempre più invecchiando e i robot del futuro dovranno essere essere in grado di offrire “assistenza fisica ed emotiva” agli anziani che vivono da soli.
Ancora Il professore Minoru Asada:
In generale, credo che i robot saranno più efficaci nei legami sociali con gli umani quando avranno un corpo più sensibile ed espressivo.È per questo che sto cercando di sviluppare sensori tattili sensibili. ovviamente penso che un giorno noi umani creeremo robot difficili da distinguere dagli umani.
La scienza stà facendo passi da gigante in questo settore e non sembra lontano un futuro in cui avremo robot indistinguibili dagli umani e con la capacità di “emulare” il dolore e la sofferenza proprio come nel film cult “Blade Runner“.
Link all’università di Osaka per maggiori info
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